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Helena SERAŽIN
Il rilievo del Bernardi sull'altare del Massari nella chiesa della Beata Vergine delle Grazie a Udine
Nel numero 58 di Arte Veneta Luca Mattioli ha pubblicato sette disegni delle collezioni del Museo Correr di Venezia, che ha attribuito all’architetto veneziano Giorgio Massari (1687–1766). Il disegno col numero d’inventario M9667 presenta un altare, che nell’impianto architettonico e nella decorazione scultorea si ispira chiaramente all’altare di Sant’Antonio nella chiesa dei Frari, opera dell’architetto Baldassare Longhena (1597–1682). Per la pala d’altare il Massari ha previsto un rilievo figurato con una cornice ovale. Un rilievo marmoreo quasi identico, anche se speculare, a quello raffigurato dal disegno, con angeli che sorreggono la cornice del dipinto, si trova sull’altare che il Massari ha progettato per la cappella della Beata Vergine delle Grazie nell’omonimo santuario udinese, parte integrante del monastero servita.
L’architetto ha inviato a Udine il progetto per l’altare, contenente l’icona miracolosa della Madre di Dio, nel 1761. Il primo progetto per l’altare, unitamente ai piani per la nuova cappella della Beata Vergine delle Grazie, è stato invece redatto nel 1753 dall’architetto Andrea Camerata. Il Maggior consiglio, che avrebbe finanziato l’opera, giudicò il progetto troppo semplice e inadatto a decorare la nuova cappella e pertanto il 3 giugno del 1761 decise di sostituirlo con quello del Massari. Per mancanza di fondi l’altare fu eretto solo dopo cinque anni. La parte architettonica fu scolpita dai locali lapicidi Francesco Zulliani-Lessano e Nicolò e Pietro Toffoletti, mentre le sculture furono ordinate a Venezia.
All’interno del corpus del Massari l’altare della Beata Vergine delle Grazie segna il vertice dello sviluppo degli altari a colonne con attico unico, sviluppo che muove dall’altar maggiore della chiesa di Santa Maria della Pace a Brescia (1720 circa) e dopo l’altare della Croce nella cappella del convento francescano a Badia presso Korčula/Curzola (1723) giunge sino agli altari maggiori delle parrocchiali di Riese (1730) e Villanova (1740). Oltre all’influenza dell’altare del Longhena ai Frari, si possono riscontrare anche riferimenti ai modelli romani di Gabriele Valvassoni (1683–1761) e di Francesco Borromini (1599–1667).
Una cornice a rilievo con angeli, simile a quella udinese, è stata progettata dal Massari per la pala d’altare di Giambattista Piazzetta (1682–1754) raffigurante San Domenico per la chiesa dei Gesuati a Venezia. Il rilievo è stato scolpito da Giovanni Maria Morlaiter (1699–1781) nel 1739. In questo caso il Massari si è probabilmente ispirato all’antecedente e mai realizzato progetto di Antonio Gaspari per l’altare della cappella di San Domenico nella basilica dei SS. Giovanni e Paolo, sempre a Venezia, disponendo però le figure con maggiore dinamismo. Il rilievo del Morlaiter è realizzato quasi a tutto tondo mentre quello udinese è più piatto e nonostante la simile composizione pare più classicisticamente pacato.
Anche se nei libri contabili non è riportato l’autore della pala udinese, in base ai confronti stilistici possiamo attribuire quest’ultima allo scultore veneziano Giuseppe Bernardi (1694–1774). La sua mano è tradita dal sottile e piatto panneggio delle vesti, dagli occhi socchiusi e dai sorrisi trattenuti degli Angeli maggiori, tutti tratti che egli ha ereditato dallo zio Giuseppe Toretti (1664–1743). Ai due Angeli udinesi si avvicinano maggiormente quelli del tabernacolo dell’altar maggiore di Asolo, scolpiti dal Bernardi dopo il 1747 sempre su disegno del Massari. Una simile pace interiore e un medesimo intendimento del panneggio e dell’eleganza si possono riscontrare anche nell’Angelo di sinistra dell’altare del beato Giovanni da Traù nella cappella Orsini del duomo traurino: le sculture di questo altare, risalente al 1738, sono considerate tra le ultime opere autografe del Torretti, ma il citato Angelo è una probabile opera del Bernardi. Nel confrontare il rilievo udinese con le altre commissioni che il Massari affidò alla bottega del Bernardi si evince che nel primo il trattamento delle figure e del drappeggio è prossimo alle opere d’esordio dello scultore, risalenti agli anni Quaranta del Settecento, quando si rifaceva maggiormente ai modelli torettiani. È pertanto possibile che una così importante e impegnativa commissione sia stata eseguita dal solo Bernardi senza il ricorso alla bottega.
Più misteriose rimangono al momento le due Sante sull’attico dell’altare udinese, che non paiono somigliare all’opera del Bernardi e difficilmente potremmo ascriverle alla bottega, poiché la loro sostenuta esecuzione indica che ci troviamo di fronte ad uno scultore già formato. Le pieghe della veste superiore sembrano come intagliate nel legno e la sottolineatura degli orli ricorda il panneggio adottato dallo scultore veneziano Gaetano Susali (1696 circa–1779) nel San Giovanni Battista e nella Madonna con il Bambino della chiesa di S. Marcuola a Venezia (1729–35). Nelle due Sante e nella Madonna con il Bambino va notato anche un identico principio nella disposizione delle pieghe sul petto e i volti classici che ricordano l’antica Grecia. L’attribuzione al Susali pare al momento contraddetta solo dai documenti archivistici che non sembrano accreditare una sua attività seriore al 1736.
L’altare del disegno conservato al Museo Correr non era certo destinato alla cappella della Beata Vergine delle Grazie date le dimensioni troppo grandi, mentre la composizione figurale della cornice è stata successivamente impiegata dal Massari proprio per l’altare udinese. Pertanto possiamo ritenere che il disegno preparatorio sia anteriore al 1761. Lo stesso disegno è inoltre importante poiché dimostra che il Massari non era responsabile solo del progetto architettonico dell’altare, ma anche della sua decorazione scultorea e pertanto dell’altare nel suo insieme. La vicenda dell’altar maggiore della chiesa del convento dei domenicani di Pordenone è inoltre indicativa di come l’architetto abbia avuto un ruolo importante anche nella scelta dello scultore: il Massari aveva infatti collaborato spesso sia col Bernardi sia col Susali anche prima della realizzazione dell’apparato scultoreo per l’altare della Beata Vergine delle Grazie.