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Alessandro QUINZI
 
“Et capella tota sanctorum figuris depicta est”-- Sulla chiesa medievale di San Michele Arcangelo di Biljana
 
L'articolo presenta alcune novità sulla fase medievale della chiesa di san Michele Arcangelo di Biljana emerse sia dalle carte d'archivio e dagli atti delle visite pastorali sia dai recenti restaurti, evidenziando inoltre il ruolo delle famiglie nobili goriziane Orzon, Coronini e Zupančič a vario titolo legate alle vicende della chiesa.
 
La chiesa di Biljana, menzionata per la prima volta nel XIII secolo, era nel medioevo un vicariato dipendente dall'abbazia di Rosazzo e territorialmente compresa entro la Contea di Gorizia. Il patrocino compare citato per la prima volta nel 1405 nel testamento di Yonamo Orzon, mentre in un documento d'installazione del pievano, risalente al 1480 e conservato in copia del 1541 presso l'Archivio dei Musei Provinciali di Gorizia, è menzionato quale rappresentante del conte di Gorizia Giacomo Orzone, ruolo che gli viene probabilmente assegnato in forza dei possessi goduti dalla famiglia nel paese collinare. Lo stemma Orzon compare anche su una chiave di volta dell'imponente presbiterio gotico eretto nel 1534 sotto la direzione del Magister de Crainburg, nonché in un cartiglio al centro del fastigio dell'altare di San Giovanni Battista dov'c associato ad un'altra insegna nobiliare appartenuta forse al barone Bernardo Sallateo. L'altare venne eretto nel 1695 per opera del capellano Domenico Colussi, mentre il giuspatronato apparteneva agli Orzon probabilmente sin dall'epoca comitale: appare dubbia quindi l'identificazione della pala del Battesimo di Cristo con quella lasciata dal pittore Giovanni Donat al conte Ignazio Reifemberg. La tela, rimossa durante i recenti restauri, celava un affresco raffigurante San Giovanni Battista, di qualità sicuramente non esemplare ma comunque riconducibile entro un contesto friulano probabilmente di primo Cinquecento.
 
Ben più rilevante c il lacerto d'affresco con la Discesa al Limbo scoperto in prossimità della cantoria, che misura cose anche l'estensione della navata medievale. L'affresco è comunque d'eccezionale interesse perché presenta un vitalismo di prima mano. Lo stile è infatti prossimo a quello del cosidetto Primo aiuto di Vitale e il brano pittorico pun essere pertanto datato entro il sesto decennio del Trecento. Nel 1357 c documentato a Gorizia cosicché il pittore Bernardo ”da Porto“, variamente letto come Pordenone o Portogruaro, col quale si è tentati di identificare l'anonimo pittore di Biljana. La precoce espansione del linguaggio vitalesco attestata da questo lacerto conferma ulteriormente le più recenti tesi sul ruolo guida di Gorizia nel veicolare le conquiste del Trecento italiano nelle regioni interne della Slovenia.
 
Stando alla descrizione riportata nella visita pastorale di Bartolomeo da Porcia nel 1570 l'affresco si trovava in una ”capella sinistris ecclesiae“ che ”tota sanctorum figuris depicta est. In eadem capella est sepulcrum ligneum per maiori hebdomada honorificum“. Tale cappella è quindi assimilabile al Santo Sepolcro della Basilica aquileiese strettamente legato alle funzioni pasquali recitate secondo il messale aquileiese, che rimase in vigore sino all'interdizione promulgata dal patriarca XY nel 1593.
 
Preziose informazioni sul clero e sugli altari sono riportate anche dalle visite pastorali eseguite dal primo arcivescovo goriziano Carlo Michele d'Attems, spesso coadiuvato dal vicario generale Pietro Adam Zupančič natio del paese collinare. Proprio quest'ultimo ha commissionato, verosimilmente nel periodo nel quale era parroco di Biljana, la pala della Madonna del rosario dove appare ritratto a mezzo busto in basso a sinistra. Il dipinto è però ancora più interessante poiché sullo sfondo possiamo scorgere la raffigurazione della chiesa di Biljana antecendente ai lavori di barochizzazione, databili dopo la metà del Settecento, quindi ancora nella sua veste medievale con il rosone aperto sul muro di facciata, le alte e strette finestre sul fianco e il campanile in mezzo al tetto della navata.
 
L'articolo non manca inoltre di segnalare due inediti di Johann Michael Lichtenreiter: la pala dell'altare di san Biagio a Biljana, databile al sesto decennio del Settecento quando era parroco Feliks Coronini, e la Madonna del rosario della parrochiale di Šempeter, esemplata sull'incisione di Fran Jelovšek per la Confraternita del rosario di Kranj.