Serazin-Klemencic AHAS 8ital

Helena SERAŽIN, Matej KLEMENČIČ

I contratti di garzonato degli scultori, lapicidi e intagliatori veneziani (II)

Il presente contributo è la continuazione dell’articolo apparso nel precedente numero della rivista, nel quale sono stati pubblicati i contratti di garzonato degli scultori, lapicidi e intagliatori veneziani siglati nel primo quarto del Settecento. Seguono ora i contratti del secondo quarto del secolo, sottoscritti tra gli anni 1725 e 1750. A differenza del periodo trattato nella prima parte, per questo secondo lasso di tempo si è conservata tutta la documentazione, raccolta in due quaderni del fondo Giustizia Vecchia. Sul fondo e sulla sua rilevanza per lo studio della storia dell’arte si è già avuto modo di scrivere nella prima parte, cosicché in quest’occasione andranno solamente rilevate alcune peculiarità della documentazione inerente gli anni dal 1725 al 1750. L’elenco dei maestri che accoglievano i garzoni è infatti composto esclusivamente da intagliatori, alle volte anche espressamente indicati come intagliatori in legno; le uniche eccezioni sono costituite da Antonio Gai e Giovanni Marchiori, che sono annotati una volta ciascuno anche come scultori. Entrambi lavoravano sia il legno sia la pietra e compaiono contemporaneamente tra i membri dell’Arte degli intagliatori e del Collegio degli scultori. Non sorprende, dunque, la loro presenza nell’elenco, anche perché i due attivissimi artisti sono citati proprio nella veste di intagliatori nei rimanenti contratti, siglati con diversi garzoni: Gai con quattro, Marchiori con sette. L’assenza della maggior parte degli scultori può essere spiegata con la loro uscita dall’Arte dei Tagliapietra avvenuta negli anni 1723–1724. I membri del neocostituito Collegio degli scultori forse non erano sottoposti alle regole delle altre Arti e perciò non li ritroviamo tra i contratti di garzonato. Similmente non è possibile ritrovare i contratti dei pittori, che si staccarono dall’Arte dei depentori già nel 1682, fondando un proprio Collegio dei pittori. In questo modo non si può comunque spiegare l’assenza dei lapicidi: forse la loro Arte, similmente a quanto previsto nel 1719 da quella dai muratori, ha dato vita a un proprio registro dei contratti di garzonato, distinto da quello principale. Insolito è pure il ritmo di registrazione dei contratti: se, infatti, per il 1740 riscontriamo un cospicuo numero di contratti iscritti contemporaneamente, non ne seguono di nuovi sino al 1745.

Anche in questa occasione la documentazione pubblicata è stata suddivisa in due parti. Nella prima sono riportate le trascrizioni dei contratti di garzonato conservati nei due quaderni:

1. ASV, Giustizia Vecchia, b. 125, r. 180: le pagine non sono numerate, inizia col 12 dicembre 1724 e termina col 31 gennaio 1735 m.v. [=1736];

2. ASV, Giustizia Vecchia, b. 126, r. 181: le pagine non sono numerate, inizia col 4 febbraio 1735 m.v. [=1736] e termina col 27 febbraio 1750 m.v. [=1751].

Nella seconda parte, poi, è riportato l’elenco annotato dei maestri e dei garzoni, redatto secondo il sistema esposto nel precedente articolo. I nomi già rilevati nel primo elenco sono contrassegnati dal rimando ”→ indice I“. Segue quindi la bibliografia e la segnalazione dell’eventuale riscontro di singoli nominativi negli elenchi delle Arti dei fondi Milizia da Mar e Giustizia Vecchia. Per favorire una maggiore chiarezza nel caso di persone già menzionate nel primo articolo sono state nuovamente riportate le citazioni del periodo 1700–1725.